ID 002
Nome comune Abete bianco
Nome scientifico Abies alba
Altre specie A. nordmanniana (del Caucaso); A. concolor (del Colorado); A. pinsapo (di Spagna); A. cephalonica (greco); A. procera (nobile)
Famiglia Pinaceae
Foto pianta    
Descrizione Il genere Abies comprende numerose specie tra cui A. alba, abete bianco, è l'unica specie spontanea in Italia; insieme all'abete rosso (Picea abies) è utilizzato per il tradizionale albero di Natale. Importante pianta da legname, forma foreste pure o miste con altre specie. Per la forma ed i colori del fogliame le numerose specie del genere sono apprezzate come alberi ornamentali ed entrano nella costituzione di grandi parchi e giardini.
Fusto Eretto, slanciato, cresce fino a 15-50 m; corteccia bianco-grigiastra o grigio pallido desquamante; i rami giovani sono rossastri e pubescenti diventando poi bruno-scuri.
Foglie Lineari, aghiformi, appiattite ottuse all'apice; attaccate sul ramo in due file; colore verde lucido sopra e argenteo sotto; scanalate lungo la nervatura centrale presentano, sotto, 2 linee longitudinali bianche.
Fiori Unisessuali; i maschili, giallognoli, sono riuniti in coni portati nella parte terminale dei rami dell'anno; i femminili riuniti in coni verdi in prossimità della sommità dell'albero, presentano ovuli inseriti su macrosporofilli, senza ovario per cui non ci saranno veri frutti. Dopo la fecondazione i semi sono portati dalle squame della pigna.
Frutti Coni (pigne) prima di colore verde chiaro, poi rosso-bruni, eretti, cilindrici, con brattee sporgenti, lunghi 10-15 cm.
Stagione fioritura Maggio; giugno
Stagione frutti Autunno dell'anno successivo
Effetto avverso
Parte
Organo bersaglio
Modalità
Sintomi o Effetti
Aspetti fitosanitari Le malattie che si possono manifestare sull'Abies sono sia fungine, come la ruggine e la necrosi degli aghi o i marciumi radicali, sia di origine animale come gli afidi che colonizzano gli aghi, il tronco, le branche ed i rami formando colonie ricoperte da secrezioni cerose biancastre. Molto spesso i problemi fitosanitari di queste piante risultano secondari in quanto conseguenza di stati di sofferenza legati alla loro non ottimale ubicazione.